Check-up-Auto

L’attività è ripresa e, per fortuna, i primi segnali sembrerebbero incoraggianti. In moltissime autoscuole le iscrizioni non sono mancate e un minimo di “ossigeno” si è potuto respirare.
Adesso, però, si profila all’orizzonte un problema molto spinoso: ottenere posti esame per gli iscritti pronti ad affrontarlo.
Infatti, se da Roma in giù la situazione sembra, pur con alcune eccezioni, abbastanza sotto controllo, al Nord e al Centro la questione appare invece drammatica.
Infatti, all’endemica mancanza di personale cui la politica non ha saputo/voluto fare fronte in tutti questi ultimi anni, si somma in alcuni casi una estrema “ritrosia” (chiamiamola così per voler essere molto benevoli) da parte di alcuni esaminatori (o meglio di alcuni loro sindacati) a riprendere l’attività che loro spetta.

È evidente che vari fattori concorrono a questa scelta:
– Il fatto che la categoria sia mediamente “anziana” e si senta quindi molto più esposta ai rischi del virus;
– l’inevitabile “rilassatezza” di chi lo stipendio lo percepisce interamente comunque;
– la mancanza di interventi “forti” da parte dei vertici del Dipartimento Trasporti che prospettino ai “recalcitranti”, quelle che dovrebbero essere le azioni punitive in caso di mancato rispetto degli obblighi lavorativi;
– il fatto di sentirsi sostanzialmente insostituibili nel ruolo dato che in Italia, a differenza ad esempio della Germania (e non stiamo parlando di un Paese sottosviluppato), gli esami non possano essere affidati anche ad aziende private sotto il controllo statale.

Tutto quanto sopra concorre a creare una situazione di cui si fa fatica a vedere uno sbocco e che, a lungo andare, vanificherebbe il lavoro di tutto il settore, mettendolo definitivamente “ko”.
Io credo che, come hanno fatto medici e infermieri, ma anche autisti dei mezzi pubblici, cassiere e addetti dei negozi e dei supermercati, agenti di pubblica sicurezza e vigili del fuoco e così molti altri soggetti che qui non cito, un rigurgito di dignità dovrebbe far capire a chi di dovere che spesso la patente non è un diletto ma una necessità e che la vita sociale è fatta anche di collaborazione e solidarietà, peraltro retribuita (anche se poco e male).
Come sempre non è corretto fare di tutta l’erba un fascio, ma continua da accadere che chi rispetta l’etica morale e sociale del lavoro, anche nel nostro settore, sia sempre “cornuto e mazziato” e non veda il alcun modo premiata la propria buona volontà.
Speriamo che il buon senso prevalga e che le nostre previsioni per l’ultimo trimestre dell’anno siano clamorosamente sbugiardate. Speriamo proprio che ci “diano degli idioti”.
In attesa che ciò accada, un buon lavoro a tutti.

Stefano Bottoli