Risale al 2018 l’Ordinanza della Corte di Cassazione che ha messo fine all’obbligo, da parte del proprietario di un Veicolo, di dichiarare chi fosse al Volante nel momento in cui veniva compiuta una Infrazione del Codice Stradale. Per dirla in termini legali, la Cassazione riconosce al proprietario “la facoltà di esonerarsi da responsabilità, dimostrando l’impossibilità di sapere chi guidasse”, in questo modo evitando che a molti automobilisti vengano tolti punti alla Patente per infrazioni commesse da altri.
Prendendo spunto da tale notizia, è evidente la cattiva abitudine dei governanti italici (di qualunque corrente e formazione politica essi siano) nell’emanare, con allarmante frequenza, disposizioni in palese contrasto col dettame costituzionale, il tutto per ottenere facili consensi sull’onda di campagne emotive o, ancora peggio, per tornaconto di bilancio.
Ciò è accaduto anche con la Legge sulla Patente a Punti e su quella dell’Omicidio Stradale dove, cavalcando l’onda dei morti sulle strade e dei relativi pianti di parenti e amici, anziché intraprendere una seria campagna di formazione e convinzione nella correttezza dei comportamenti legali, si è agito barbaramente su aspetti altamente sanzionatori, spesso liberticidi e antidemocratici.
Come casa editrice impegnata nel campo della sicurezza stradale da quasi un secolo, possiamo fregiarci del merito, di scarsa soddisfazione purtroppo, di aver stigmatizzato, sin dall’emanazione di tali norme, i punti più controversi e chiaramente anticostituzionali delle stesse.
Tornando all’oggetto di questo post, il Legislatore, nell’incapacità di individuare il vero responsabile della violazione, ha inteso sin dall’inizio colpire a casaccio addossando la responsabilità al proprietario (facilmente individuabile), salvo prova contraria da parte sua. L’importante era il deterrente, non l’individuazione del vero colpevole. Tale comportamento è stato già più volte stigmatizzato dalla Corte di Cassazione o da quella Costituzionale, costringendo il legislatore a cambiare la Norma o, comunque, ad abrogarne una parte.
Tutto a posto, direte Voi! Magari, i nostri legislatori “furbi sono” e quindi hanno cambiato di molto le parole, ma di poco la sostanza, attendendo così un nuovo pronunciamento della Corte che però, dato i tempi italici della giustizia, lascia loro impunemente mano libera per svariati anni se non decenni prima di essere costretti a finti dietro-front, per loro del tutto indolori e senza “punizioni”.
Sarebbe quindi importante una seria campagna di Disobbedienza Civile per cui ciascuno di noi, se colpito da sanzioni inique, si “ribellasse legalmente” adottando le forme di ricorso gerarchico previste dalle norme. Se lo facessimo tutti il sistema non reggerebbe all’urto e allora sì che chi di dovere sarebbe costretto a rivedere la norma in senso garantista e conforme alla Costituzione.
Costituzione che sentiamo spessissimo invocare, ma che altrettanto spesso vediamo impunemente calpestare.